C’è un aspetto della politica americana che oggi ci preoccupa più del contenuto stesso delle sue battaglie: la forma. Non si tratta solo di idee o programmi, ma del modo in cui il dibattito pubblico viene sistematicamente inquinato. La strategia è chiara, ed è la stessa che sta ormai conquistando la destra sovranista in Europa e in Italia: flooding the zone with shit, un’espressione brutale che Steve Bannon ha reso celebre.
L’idea di fondo è semplice quanto devastante. Inondare il dibattito pubblico con una quantità esorbitante di informazioni, vere, false o mezze verità, fino a rendere impossibile distinguere il reale dal manipolato. In questo caos informativo, la post-verità diventa la regola, le emozioni sostituiscono i fatti e la propaganda vince sulla verifica. Così, la politica smette di essere un confronto basato su argomentazioni e diventa una guerra per il controllo della percezione collettiva.
L’annessione del Canada è contemporaneamente una provocazione irrealizzabile e un progetto politico serio. Il saluto di Musk è sia un ammiccamento ai neonazisti, sia una trollata nei confronti dei democratici.
L’articolo pubblicato su Complotti analizza proprio questa strategia, prendendo il caso di Trump come esempio, ma con uno sguardo che va ben oltre gli Stati Uniti. Perché il "kit del bravo politico della destra sovranista" è sempre lo stesso, e comprende le stesse strategie: delegittimare i media indipendenti, creare bolle informative parallele, screditare gli avversari non con il confronto ma con la diffusione massiccia di narrazioni tossiche.
In questo modo non solo si compromette la capacità di intermediazione della stampa, indebolendo così un tuo avversario; si intacca in profondità uno dei pilastri su cui poggia la democrazia liberale: la fiducia.
Il problema? È un metodo che funziona, e lo stiamo vedendo anche qui, nella nostra Europa.