A Sassari si cambia. Il neoassessore alla Transizione ecologica e al Decoro urbano, il nostro Pierluigi Salis, ha deciso di dare una stretta al conferimento dei rifiuti. Meno ore a disposizione per gettare la spazzatura e, soprattutto, il divieto di conferire nel fine settimana. L’obiettivo? Assicurare maggiore igiene pubblica e migliorare il decoro urbano. La città, infatti, arranca nelle percentuali di raccolta differenziata: un 61% che la lascia indietro rispetto alla media regionale del 77%.
Ma le buone intenzioni basteranno a far cambiare le abitudini dei cittadini? E, più in generale, esiste un modello di gestione dei rifiuti davvero efficace? Basta fare un giro per il mondo per rendersi conto che la risposta non è così semplice.
Il porta a porta: soluzione ideale o incubo logistico?
Molte città hanno scelto di puntare sulla raccolta porta a porta. L’idea è semplice: ogni abitante è responsabile dei propri rifiuti e li espone nei giorni e orari stabiliti, suddividendoli con attenzione. Funziona? In molte realtà sì. Parma, per esempio, è riuscita a superare l’80% di raccolta differenziata con questo sistema, un risultato che sembrava impensabile fino a qualche anno fa.
Ma il porta a porta ha anche il suo lato oscuro. Richiede un’organizzazione meticolosa e non sempre i cittadini riescono a rispettare il calendario. In alcune città, soprattutto nei quartieri più popolosi, la presenza dei sacchi lungo le strade in attesa del ritiro diventa un problema di decoro e igiene. Inoltre, i costi di gestione sono elevati e non tutte le amministrazioni possono permetterselo.
Cassonetti stradali: praticità o rassegnazione?
In molte città europee, il modello più diffuso resta quello dei cassonetti stradali. Basta uscire di casa e trovare un’isola ecologica pronta ad accogliere plastica, carta, vetro e rifiuti organici. È un sistema pratico e poco invasivo, ma ha un difetto non da poco: il rischio di conferimenti errati è altissimo. Quando la raccolta non è controllata, c’è chi si prende la libertà di buttare qualsiasi cosa nel primo cassonetto disponibile, contaminando i materiali e rendendo più difficile il riciclo.
Barcellona ha provato a risolvere il problema installando cassonetti intelligenti, accessibili solo tramite tessera. Un’idea interessante che però, in alcuni quartieri, ha generato proteste: non tutti si sentono a proprio agio con l’idea di essere “monitorati” anche quando gettano l’immondizia.
Futuro o fantascienza? Il modello pneumatico di Stoccolma
Ci sono città che hanno fatto un passo in più, sperimentando sistemi di raccolta innovativi. Stoccolma, per esempio, ha adottato la raccolta pneumatica: niente camion della spazzatura che intasano le strade, niente cassonetti maleodoranti. I rifiuti vengono inseriti in bocchette collegate a un sistema di tubi sotterranei che li aspira e li trasporta direttamente a un centro di raccolta.
Un sistema avveniristico che migliora la qualità della vita urbana, ma che ha anche un costo elevatissimo e difficoltà di implementazione nei centri storici. È davvero il futuro? Oppure resterà un lusso per poche città all’avanguardia?
E noi, cosa possiamo fare?
Torniamo a Sassari. Il piano dell’amministrazione punta su una serie di azioni sperimentali per arrivare, tra qualche anno, a un sistema più efficace. Estendere il porta a porta è l’obiettivo dichiarato, ma per riuscirci sarà necessario un cambiamento culturale prima ancora che logistico.
Perché alla fine, qualunque sia il sistema scelto, la gestione dei rifiuti dipende soprattutto da noi cittadini. Possiamo avere il miglior impianto di smaltimento del mondo, ma se non facciamo attenzione a separare correttamente i materiali, il sistema collasserà comunque.
Vale la pena fermarsi a riflettere. Stiamo facendo abbastanza per ridurre l’impatto dei nostri rifiuti? Abbiamo davvero bisogno di tutta la plastica che utilizziamo ogni giorno? E soprattutto: siamo disposti a modificare le nostre abitudini per il bene della collettività?
Forse è questa la vera sfida, più che trovare il sistema perfetto.